topTRAVEL CALABRIA

La Grangia di Montauro, sulla via dei monaci certosini (VIDEO)

Domina il territorio come un castello. Nonostante sia tenuta in piedi con appositi ganci meccanici non si può non rimanere abbagliati dalla sua imponenza. È la Grangia di Montauro. Continua per noi la scoperta della nostra meravigliosa Calabria che ci regala emozioni sempre nuove.

Un po’ di storia

Il termine Grangia, o “grancia”, deriva dal latino “granea” e indicava inizialmente un luogo dove si conserva il grano, ma assunse in seguito il significato più ampio di azienda agricola, in uso soprattutto a enti ecclesiastici. Il periodo di costruzione è da ricercare tra la fine dell’ XII e gli inizi del XIII secolo, subito dopo il periodo in cui le fonti attribuiscono al normanno Conte Ruggero la donazione a San Bruno e ai suoi seguaci certosini di un territorio nel cuore della Diocesi di Squillace. Da lì a poco sorse infatti la certosa di Serra San Bruno. In quegli anni sia la certosa con tutti i suoi possedimenti che la Grangia passarono sotto il controllo dei Cistercensi e la Grangia venne dedicata a Sant’Anna, proprio come la chiesetta che sorge a pochi metri dalla struttura. La Grangia fu distrutta dal terremoto del 1783 e abbandonata.  Oggi ne possiamo ammirare quello che resta. Arrivarci è davvero molto facile, basta seguire le indicazioni per Montauro (borgo meraviglioso che merita una sosta) e annessa alla struttura vi è un comodo parcheggio. La vista sul Golfo di Squillace è spettacolare.

interno Grangia

I sentieri: la sorgente di Vrisi e i mulini

Dalla Grangia si snodano poi 2 piccoli sentieri (sorgente Vrisi e via dei mulini). Il primo lungo qualche centinaio di metri in discesa porta alla sorgente Vrisi, una fontana risalente al ‘600 e costruita quasi sicuramente dai monaci della Certosa. La sorgente è perfettamente conservata e oltre alle 4 cannelle con i motivi floreali intatti sono visibili anche gli antichi lavatoi nelle cui prossimità c’erano “i cacinari”, vasche usate per la lavorazione delle pelli.

sorgente Vrisi

L’altro sentiero è assai più complicato da percorrere a causa di una frana che lo ha parzialmente distrutto. Noi abbiamo deciso di avventurarci lo stesso per vedere il fiume sottostante e il vecchio mulino, oltre che un pavimento di epoca romana ben conservato. Il sentiero oltre ad essere distrutto è anche in stato di abbandono con erbacce alte quasi quanto la nostra piccola Emma che comunque non si è arresa davanti agli ostacoli. È davvero un peccato che un pezzo di storia e di natura così importante sia lasciato in totale abbandono mentre dovrebbe essere valorizzato e sponsorizzato per una crescita di tutto il territorio circostante.

antico mulino

Emmainvaligia

Blog di viaggi per famiglie

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *