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Oltre 300 dimore storiche riaprono in Italia dopo il Covid. Domenica 23 l’ingresso è gratuito

Torna la “Giornata Nazionale dell’associazione Dimore Storiche Italiane”. Domenica 23 maggio oltre 300 tra castelli, rocche, ville, parchi, giardini lungo tutta la penisola apriranno gratuitamente le loro porte per accogliere nuovamente tutti coloro che vorranno immergersi in luoghi unici della storia e del patrimonio artistico e culturale italiani.

L’iniziativa vedrà il patrocinio della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, del Ministero della Cultura e di Confartigianato ed è attuata in collaborazione con la Federazione Italiana Amici dei Musei (Fidam), l’Associazione Nazionale Case della Memoria e Federmatrimoni ed Eventi Privati (Federmep). L’evento è realizzato con il contributo di American Express.

La giornata rappresenta, dopo i lunghi mesi di restrizioni, un’importante occasione per riscoprire le bellezze del nostro Paese facendo visita a quei complessi monumentali che insieme costituiscono il più grande museo diffuso d’Italia. La loro riscoperta è determinante per far luce su un patrimonio troppo spesso ignorato, che non solo rappresenta la migliore storia e tradizione italiana, ma che – prima della pandemia – riusciva ad accogliere 45 milioni di visitatori l’anno.

Un patrimonio di cui si fatica a comprendere e riconoscere l’immenso valore sociale, culturale ed economico, oscurando le molte professioni che si nascondono dentro a queste mura e giardini per le nuove generazioni. Si tratta di mestieri antichi, da tutelare anch’essi, quali artigiani, restauratori e giardinieri: figure professionali che affiancano i proprietari custodi e senza i quali non sarebbe possibile garantire la manutenzione delle dimore storiche, dei loro giardini e degli oggetti d’arte che le rendono uniche al mondo. Prevedere continui lavori di restauro, i cui costi ricadono sui proprietari, significa peraltro contribuire al decoro delle vie, delle piazze, dei rioni nei quali le dimore si trovano, aumentando la capacità d’attrazione e la qualità dei territori di cui questi complessi monumentali costituiscono spesso il principale elemento di interesse. Significa, di conseguenza, alimentare l’immensa filiera delle attività legate al turismo e alle nuove professioni come, per esempio, quelle relative alla gestione dei beni culturali, che vantano un significativo numero di laureati formati all’interno delle nostre università: un settore che le istituzioni dovrebbero favorire, nella creazione di posti di lavoro.

Sono numerose e molto varie le iniziative promosse dai proprietari sul territorio per la Giornata Nazionale, da mostre a concerti e spettacoli teatrali, per intercettare le esigenze del pubblico di ogni fascia d’età. Novità di quest’anno è il concorso fotografico in collaborazione con Photolux rivolto a tutti gli utenti di Instagram. Per partecipare basta caricare una foto sul proprio profilo usando l’hashtag #giornatanazionaleadsi2021. La giuria premierà soprattutto l’originalità degli scatti e selezionerà 25 fotografie che verranno esposte in una mostra presso Palazzo Bernardini a Lucca dal 4 al 26 settembre 2021, in concomitanza con la mostra dei vincitori del World Press Photo 2021.

È importante, infine, ricordare che per garantire sempre il massimo rispetto delle misure di sicurezza previste dall’attuale contesto e consentire, allo stesso tempo, a tutti i visitatori di fruire di questi luoghi incantevoli, ricchi di storia e cultura, è necessario prenotare la propria visita e recarsi alla dimora prescelta provvisti di mascherina.

Anche la Calabria è ricca di dimore storiche affascinanti: ecco quali saranno disponibili. Per prenotare clicca qui

Villa Cefaly Pandolphi, Acconia di Curinga

Edificio costruito alla fine del ‘700 adibito a casino di caccia, situato tra le piantagioni di pompelmi. In questa villa ogni epoca è trascorsa lasciando una traccia tra i bei pavimenti antichi e mattonelle esagonali grigie, rosse, nere ed i soffitti di legno con affreschi. Possiamo immaginare nella stessa posizione di secoli fa mobili e suppellettili di famiglia attorniati dai quadri degli antenati. La Famiglia Cefaly ha dato lustro per i suoi pittori, prelati e uomini di Stato come Antonio Cefaly che dal 1890 al 1920 è stato Vice Presidente del Senato nonché consigliere di Giolitti e grande amico del re d’Italia (l’epigrafe sulla sua tomba fu scritta da Benedetto Croce). Visitando questa dimora si può percepire come hanno vissuto i gran signori durante tutti questi secoli e gli attuali proprietari Don Perfetto e Donna Anna Maria Cefaly Pandolphi mantengono queste tradizioni.

Palazzo delle Clarisse, Amantea

In uno scenario di rara bellezza, ai margini dell’antico nucleo urbano, posizionato sulla sommità di una rupe un tempo lambita dalle acque del mare, trova conforto l’ex monastero delle clarisse. La struttura architettonica si articola su più livelli, seguendo il profilo dello sperone roccioso su cui si distribuiscono i volumi della chiesa, del convento e del chiostro, aperto sul panorama costiero con le sue ampie arcate. Dell’antica chiesa, oggi inglobata nel palazzo, rimangono le belle bifore con colonnina tortile, una finestra polilobata ed il grande arco santo in pietra, ricoperto di affreschi raffiguranti fiori stilizzati e volute. Il complesso monastico fu edificato nel 1620, nel luogo ove sorgeva il Palazzo Folleri, acquistato dalle suore nel 1618 poiché il vecchio convento del quartiere la Pinta, aperto nel 1603, risultava inadeguato alle necessità delle religiose, a causa delle piccole dimensioni e dell’eccessiva vicinanza di case private, che recava molto disturbo alla clausura. La conquista napoleonica portò alla soppressione del convento, avvenuta con decreto del 23 novembre 1810. Gli arredi vennero trasportati nella vicina chiesa di S. Elia Profeta, mentre l’immobile, messo in vendita dal governo, fu acquistato da Carlo De Luca dei Marchesi di Lizzano, con atto notarile stipulato il 3 novembre 1812. La nuova trasformazione ad abitazione privata determinò numerose modifiche strutturali, fra cui la trasformazione della chiesa, con l’inserimento di uno scalone principesco al suo interno e la chiusura di molte finestre e bifore. Il chiostro, invece, fu trasformato in orto e le sue arcate vennero murate. Il palazzo conserva importanti opere d’arte, fra cui una stele funeraria araba dell’XI secolo, una statua lignea del XVII secolo raffigurante S. Chiara, e vari stemmi nobiliari in pietra. Grazie al prezioso e laborioso restauro del 1988, l’edificio oggi noto come Palazzo delle Clarisse ha riacquistato l’antica atmosfera conventuale.

Museo Amarelli, Rossano

Il palazzo, da sempre appartenuto alla famiglia Amarelli – vecchio casato la cui origine si fa risalire ad un mitico Ansoise e il cui primo esponente, storicamente accertato, fu Alessandro, Crociato nel 1101- è situato in Rossano, in Contrada Amarelli. Solida e imponente residenza padronale, adibita più che altro, come ancora dimostrano le sue strutture fortificate e le molteplici feritoie, a difesa del territorio circostante, è affiancata da una piccola Chiesa. Sul retro il complesso si arricchisce di una deliziosa Orangerie e di vecchi edifici di servizio.

Palazzo Carratelli, Amantea

Palazzo Carratelli è situato in Via Indipendenza nel centro storico di Amantea in provincia di Cosenza. Da esso si domina il panorama della città e il mare. La facciata è convessa od è probabile che venne edificato incorporando due torri già preesistenti. Le prime notizie risalgono alla seconda metà del 1400. Dopo il terremoto del 1638 è stato ristrutturato e ampliato.Si sviluppa su tre livelli. Al piano terra, al centro della facciata, il maestoso portone d’ingresso introduce su un cortile interno attorno al quale si sviluppa una scala aperta a rampa semplice. Tra gli ospiti prestigiosi che nel tempo hanno frequentato palazzo Carratelli sono da ricordare il cardinale di Benevento Vincenzo Maria Orsini che divenne poi poi papa col nome di Benedetto XIII e che fu ricevuto il 14 giugno 1692. A casa Carratelli un’altra visita importante si era avuta nel 1487 quando Alfonso Il di Aragona, per occuparsi dell’apparato militare si recò presso la dimora dei Carratelli prima di ritirarsi in preghiera in S.Bernardino, sede dall’Arci Confraternita della SS. Immacolata. Il palazzo gravemente danneggiato dal terremoto del 1905, fu ricostruito nel rispetto dell’impostazione iniziale, dalla famiglia De Liguori che lo aveva appena acquistato. Nel 1995 è stato acquistato dagli attuali proprietari che ne hanno recentemente ultimato il restauro.

Villa Zerbi, Taurianova

Costruita nel 1786, in chiave di barocco siciliano, da un progetto riconducibile all’architetto monteleonese, Filippo Frangipane. Il fronte del palazzo è caratterizzato da un raffinato portale in granito grigio, fiancheggiato da lesene e sormontato da una finestra evidenziata da un gioco di movenze di gusto tardo barocco. Le volute dei balconi in ferro battuto, sono sorrette da mensole ornate da maschere di pietra. Preziosa testimonianza delle abilità artigiane di scalpellini e decoratori calabresi, impegnati nella rinascita dopo il terremoto del 1783. Il restauro del parco di Villa Zerbi è stato realizzato alla luce della memoria di antiche residenze nobiliari calabresi, dove le piante di agrumi rappresentano il solido legame con il territorio. Francois Lenormant descrivendo il giardino ottocentesco di Palazzo Barraco a Crotone, narra di “una lussureggiante vegetazione in mezzo ad aranci, melograni, mimose, querce, cactus e camelie, sistemate a vialetti. Tutto questo combinato con certi boccioli di rose degno dell’antica fama di Paestum“. Componendo dei brevi percorsi tematici, si è voluto ottenere un concerto armonico di colori e fragranze di immediata interpretazione emotiva, rivolto in particolare a chi ha amore per le piante e la natura.

Palazzo Murmura, Vibo Valentia

L’edificio venne costruito dopo il terremoto del 1783 e sorge sul sito in cui insistevano a partire del XVI sec. l’Ospedale di San Nicola dei poveri, le Chiese di San Marco e di San Nicola, un orto (dove venivano sepolti i malati che passavano a miglior vita), una casa palazziata di proprietà della Chiesa di Santa Maria del Soccorso la casa e i magazzini dei Gagliardi.Si dice che il progetto fu commissionato a Giuseppe e Battista Vinci, gli stessi architetti di Palazzo di Francia, seguendo le prescrizioni antisismiche contenute nel rescritto del 17 aprile 1785 del vicario Francesco Pignatelli, relative sia alla struttura portante in legno sia all’altezza della costruzione in che doveva avere solo un piano terra e un primo piano con piccoli balconi. L’edifico è di 1700 mq. e consta di 2 piani più il piano terra, dove sono ubicati gli studi dell’Associazione Pro fondazione Antonino Murmura e della Fondazione Antonino e Maria Murmura e dove due ampi portali con arco a tutti sesto immettono attraverso l’androne negli appartamenti padronali. La residenza è completata da un giardino che è caratterizzato da alberi secolari, siepi di bosso, statue neoclassiche ed una colombaia in pietra. In fondo al giardino si apre un passaggio (con cancello in ferro battuto) che funge da ingresso, adoperato in antico per le carrozze, mentre al centro del giardino si trova una cisterna, verosimilmente adoperata per la raccolta di acqua piovana accessibile sia all’interno che sul tetto (con una scaletta) da cui si gode un bellissimo panorama. Entrambe le strutture sono decorate con materiali di diversa provenienza come conchiglie e fossili.

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